Gli annientatori

Il nuovo libro di Gianluca Morozzi

Nel 2018

Alcune cose che vorrei fare

I dischi più belli del 2017

Alvvays, Grandaddy, etcetc

Buon compleanno, Tilduccy

Tutto è iniziato in modo abbastanza normale...

Sapori Solari

Cose buonissime dietro casa

28 marzo 2018

La mia storia con internet

Mi piacerebbe tanto fare una cronistoria dettagliata del mio legame con la rete ma preferisco parlare di tutte le cose belle che mi ha dato.
Cronistoria veloce: ho iniziato nel 1996 (il nickname Dietnam però è arrivato solo nel 2003).

Parlando delle cose più importanti, internet mi ha fatto conoscere la Vale (bisogna ringraziare Twitter). Già questo sarebbe sufficiente, anche tenendo conto che poi una cosa tira l'altra e, dopo qualche anno, è arrivata Tilda. Quindi tecnicamente internet mi ha fatto conoscere anche la Tilda.

E poi? Poi tantissime altre cose molto belle: il porno, soprattutto; il download illegale e quello legale; il lavoro attuale e il 100% dei soldi che ho guadagnato negli ultimi 12 anni; Chuck Norris, che praticamente ha dato il via a questa roba del 100% dei soldi blablabla con gli incassi dei Google Ads e qualche banner per privati a caso (bei tempi); il sexting (che per i primi anni ho un po' suddiviso tra ICQ, Messenger e ben più banali ma altrettanto efficaci sms); tutto il cibo che voglio che in 40 minuti al massimo è a casa mia; i viaggi che non avrei mai fatto (non tantissimi in realtà, ma tutti bellissimi); tutte le canzoni che ho suonato in uno dei tantissimi concerti che ho avuto la fortuna di fare (grazie Myspace e grazie Heineken Jammin' Festival); tutti i testi delle canzoni che ho cercato e, spesso, stampato; una svalangata di amici e amiche (e una svalangata di stronzi, come è giusto che sia); le ore di sonno perse quasi sempre inutilmente ma pensando ogni volta di aver l'idea del secolo e che fosse assolutamente necessario metterla in pratica alle due di notte; i threesome; i libri che ho pubblicato (sempre grazie a Chuck Norris ma pure a Barack Obama, anche se quello è stato un mezzo flop perché noi volevamo pubblicarlo durante la corsa alla presidenza e invece la casa editrice ha voluto pubblicarlo a presidente già eletto, o almeno questo è ciò che ricordo); [ci son due modi per finire questo elenco: non finirlo e continuare all'infinito o chiuderlo qui, ora. Lo chiuderò qui, ora].

Concludo il post con una foto che ho caricato nel mio account Flickr nel luglio del 2005, perché al momento non saprei come trovarne di più vecchie, visto che Tiscali ha cancellato il mio primissimo blog ed è mezzanotte passata e son pigro. Stavamo registrando il primo ep dei Canadians, pesavo 35 chili in meno di adesso e non sapevo esistesse una cosa fighissima chiamata barba.

(Questo è il mio contributo a #LaMiaStoriaConInternet)



13 marzo 2018

I Goonies


Alcuni aneddoti che raccontano bene il mio amore per questo film:

1 - La vhs su cui abbiamo registrato la prima tv dei Goonies aveva tutte le pubblicità e avevo imparato non solo il punto preciso in cui c’era la pubblicità, ma anche che pubblicità fosse;

2 - Io e mio fratello avevamo un quaderno in cui scrivevamo la data di ogni visione del film. L’ultima volta che ho controllato (fine anni ‘90) eravamo a quota 72;

3 - Una volta l’abbiamo guardato quattro volte in un giorno;

4 - Un’altra volta l’abbiamo guardato senza audio, doppiandolo tutto dall’inizio alla fine, parola per parola, senza sbagliare praticamente nulla, compresa la parte in spagnolo:



5 - Nel 1999 ho iniziato a lavorare in Arena. Sapevo poco o nulla dell’opera lirica. Al mio esordio areniano come venditore di libretti c’era la Madama Butterfly. A un certo punto, prima della pausa, stavo seguendo l’opera e si son messi a cantare “Bimba dagli occhi pieni di malìa” e io ho quasi urlato “CAZZO, I GOONIES!!!”, venendo zittito da decine di spettatori;

6 - Una delle gag preferite durante i tour con i Canadians (e durante le prove con i Canadians, le cene con i Canadians, qualsiasi cosa con i Canadians) è quella di rifare tutte le scene con Sloth, imitando le voci di tutti i personaggi coinvolti. Io e il Chri sappiamo fare alla perfezione qualsiasi verso di Sloth, sappiamo dire “Cioccolata” come lo dice lui, io ho una laurea e due master nell’imitare Sloth che dice “Ruth! Ruth! Baby Ruth!”, sappiamo a memoria la canzoncina del ramo che si spezza e della culla che cade e, soprattutto, sappiamo rifare alla perfezione il suo “Culla! Cullaaaa!”:



7 - E niente, film della vita, senza se e senza ma.

Ah, se vi interessa: qui c’è la sceneggiatura originale.


(PS: Questo post l'avevo scritto su Medium qualche anno fa, in occasione del trentennale del film)

Brawl in cell block 99

Stanotte ho guardato questo film con Vince Vaughn e penso dobbiate fare la stessa cosa in una delle prossime nottate, soprattutto se vi piacciono le mandibole sbriciolate a pestoni e le fratture esposte.


La storia è abbastanza semplice: Vince Vaughn, pelato e con un crocifisso gigante tatuato sulla nuca, finisce in galera e lì deve fare alcune cose per evitare che i cattivi di turno ne facciano altre a sua figlia, che al momento si trova ancora nell'utero materno (mancano circa tre mesi alla nascita. La madre è la sorella di Dexter Morgan).


Lo svolgimento è un po' banale (Vince, in forma smagliante, si trova in una prigione X di media sicurezza ma deve finire nella prigione Y di massima sicurezza per fare le cose di cui sopra e, una volta lì, in una zona particolare di tale prigione: la zona peggiore, ovviamente. Ci arriverà nel modo più scontato: pestando poliziotti e carcerati) ma le due ore scorrono molto piacevoli.

Prima di tutto questo (ossa rotte, mandibole a pezzetti, dita negli occhi) c'è una scena favolosa, in cui Vaughn distrugge un'auto a pugni. 
Praticamente c'è questa rissa stupenda tra lui e l'auto della moglie, ma l'auto non fa nulla per difendersi e, alla fine, esce pesantemente sconfitta.
Molto bello il cofano strappato a mani nude e pure la furia con cui si scaglia contro il fanale anteriore sinistro.

Nel film ci sono anche Don Johnson e Udo Kier, se non vi bastassero Vaughn e la Carpenter (ah, c'è anche Chayton Littlestone di Banshee).
È bellino, guardatelo.

12 marzo 2018

Gli Annientatori

Gianluca Morozzi è sicuramente il mio scrittore italiano preferito, anche se faccio sempre una fatica boia a star dietro a tutto quel che scrive.


Ieri, prima di andare a Tempo di Libri per la presentazione del suo ultimo libro, ho controllato quanti suoi libri ho in libreria: diciassette o diciotto (esatto: non me lo ricordo, anche se ho controllato ieri pomeriggio).
Pochi se buttiamo un occhio la sua intera produzione ma sufficienti per farmi dire che sì, è il mio scrittore italiano preferito.

Sempre ieri mattina, anche grazie a una sveglia impostata da Tilda alle sette e un quarto, ho letto la sua ultima fatica, Gli annientatori.
Con Morozzi mi succede spesso: se inizio un libro non riesco a chiuderlo fino alla fine. 
Mi era già successo un paio d'anni fa con Radiomorte, iniziato alle due di notte e finito qualche ora dopo.

Cosa posso dirvi de Gli annientatori senza rovinarvelo? 
Alla Vale l'ho descritto così: è un libro horror che diventa horror solo nelle ultimissime pagine.
Non che non ci sia un sentore di quanto tutto andrà a puttane prima o poi: lo sappiamo già dalla primissima pagina. 

Leggendolo mi son venuti in mente due film, uno che probabilmente avrete visto e uno che spero non abbiate visto: Get Out e Grotesque (quest'ultimo per la storia degli intestini inchiodati).
Nel caso vi interessasse saperlo, Morozzi non ha mai visto Grotesque (me l'ha detto ieri) e ha scritto il libro prima che uscisse Get Out. 

Cosa succederà a Giulio Maspero, lo scrittore protagonista del romanzo, nella mansarda di quel palazzo totalmente abitato dai Malavolta in una torrida estate bolognese?
Anche se il finale non lascia molto spazio di manovra, non mi dispiacerebbe leggere qualche altra avventura ambientata in quella palazzina.

(Se volete leggere di Giulio e della gaffe su Whatsapp che darà il via al disastro, cliccate qui)